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Cuciniamo con

Contorno di carote viola

Purple carrots with garlic, oil and chilli

Frutto di moderne modificazioni genetiche? Niente di più sbagliato: la carota viola c'è  da più di 5000 anni! Di come e quando giunse in Europa parleremo più avanti; sta di fatto che non ebbe vita felice. A causa proprio della sua colorazione particolarmente scura dovuta alle antocianine di cui è ricca, al punto che viene chiamata anche carota nera, non conquistò le tavole degli europei a favore di altri tipi di pastinaca e della carota gialla. La svolta si ebbe quando in seguito a processi di ibridazione, avvenuti pare in Olanda, non nacque la carota arancione, che ebbe una diffusione pressoché immediata in tutto il continente grazie anche al suo sapore dolciastro molto gradito all'epoca, ed è quella per intenderci che conosciamo ancora oggi. "Anche l'occhio vuole la sua parte": mai detto fu più felice... Sapevo che da qualche parte la produzione di questo ortaggio così antico era ripresa. Ho cercato di seguirne le tracce... come un segugio... curiosa. E infine, oggi le ho trovate. Ve le presento in una ricetta semplice e d'altri tempi pure lei perché in casa c'è odor di dieta, e non era il caso di proporle ripassate al burro... fantastiche! Ma prendete questa ricetta solo come un piccolo anticipo di quel che sarà: come il prologo di un libro o il trailer di un film. Perché la versatilità della carota che ci permette di spaziare dal dolce al salato, e la particolare tonalità di viola si prestano a mille interpretazioni. E questo è solo l'inizio...


Tempo di cottura: 20 minuti

Porzioni: 2

Ingredienti: 500 g di carote viola, dette anche nere; buon olio estravergine di oliva; 1-2 spicchi di aglio svestiti; peperoncino o pepe di mulinello a piacere; sale

Fase 1

Non vogliamo perdere tutto le preziosissime proprietà di questo ortaggio, quindi niente bollitura preventiva. Semplicemente grattiamo o con un pelapatate sbucciamo le nostre carote. Una volta eliminate le due estremità tagliamole a "becco di flauto", e cioè in modo obliquo.

Peliamole col pelapatate o raschiamole all'esterno

Fase 2

Puliamo gli spicchi di aglio e tagliamoli in due parti. In una padella versiamo un poco di olio evo (extravergine di oliva), e facciamovi imbiondire l'aglio; aggiungiamo le carote viola, saliamo, pepiamo o uniamo un po' di peperoncino a piacere e facciamo saltare per qualche minuto.

In padella con aglio, olio, pepe o peperoncino

Fase 3

Ora aggiungendo un poco di acqua calda per volta e girando delicatamente o saltando di tanto in tanto portiamo a cottura. Ci vorranno 15-20 minuti a seconda della grandezza delle carote.

Portiamo a cottura saltando e aggiungiamo via via poca acqua

Fase 4

Un contorno, semplice ma insolito, e soprattutto salutare, e vediamo perché…

Pennellate dalla tavolozza di Madre natura: il viola carico delle carote, il verde del prezzemolo, il rosso dei peperoncini a campanella o a cappello del vescovo (Capsicun mabbatum varietà Bishop crown)…

Un toccasana per la salute

Le carote viola hanno un’alta concentrazione di polifenoli, antiossidanti naturali che proteggono le cellule dai danni causati da: radicali liberi, radiazioni, fumo, agenti inquinanti, raggi UV, stress, additivi chimici, attacchi virali e batterici. Hanno proprietà anticancerogene e antinfiammatorie.

Non è finita qui. Diabetici ed ipertesi attenzione: sembra che studi approfonditi condotti ahimé su cavie da laboratorio in Australia, abbiano dimostrato l'efficacia di una dieta che prevede anche una regolare assunzione di carote viola per "far rientrare nella norma" i parametri in caso di diabete, pressione alta, problemi al fegato e al cuore. Aiutano inoltre a combattere l'obesità.

Come ripeto sempre io non sono un medico, quindi prendete i dati che vi ho appena riportato come un consiglio salutare a consumare più verdure, in questo caso più carote viola, che oltre ad essere buone di sicuro male non fanno. Quindi mi raccomando, se i vostri problemi di salute riguardano una delle patologie sopra citate, non abbandonate medicine o cure mediche a favore di questo ortaggio. Piuttosto integratelo a queste, sempre dietro parere medico.

Curiosità

Per comporre il piatto, e a contrasto di colore, ho usato dei peperoncini che per forma e brillante cromia hanno stuzzicato la mia curiosità. Volgarmente sono chiamati peperoncini a campanella o a cappello del vescovo. In realtà sono dei Capsicun mabbatum varietà Bishop crown. Chi me li ha dati ha precisato che possono anche essere cotti in padella togliendo i semi, perché la loro polpa non è particolarmente piccante. Oppure possono essere seccati come normali peperoncini.

Una storia lunga almeno 5000 anni

Fin dai tempi antichi come all'epoca dell'antica Roma c'era una gran confusione tra i generi carota e pastinaca, molto simili tra di loro, anche perché parliamo di piante allo stato selvatico. Finché Galeno tra le altre cose medico ed agronomo, nel secondo secolo non distinse le due specie descrivendo la coltivazione della carota perché pianta dalle proprietà medicinali.

Lo stesso Apicio nel suo "De re coquinaria" parla delle "Carotae".

Ma sembra che la coltivazione della carota risalga addirittura a 5000 anni fa, quando nella regione dell'Afghanistan, ai tempi crocevia verso Cina, India, Europa, se ne coltivavano due varietà: la viola e la gialla.

Come spesso accaduto per molte varietà di prodotti, dobbiamo agli arabi l'introduzione delle carote nel bacino del Mediterraneo, dove giunse prima in Spagna e poi in Italia fra il 12° e il 13° secolo per poi diffondersi del resto dell'Europa nel giro di duecento anni.

Come abbiamo detto benché il sapore piacesse, il colore che tingeva anche gli altri alimenti non rese vita facile alla carota viola. Ma in cucina si sa mai dire mai… ma dobbiamo arrivare intorno alla metà del 1400 per trovare un utilizzo di questo ortaggio proprio per il suo colore, grazie al genio di Maestro Martino: in uno dei suoi famosi scritti infatti questi descrive come tingere di viola "pavonazo" la gelatina, facendola "colare" più e più volte attraverso un sacco contenente la polpa di queste "cotte sotto la brascie" (la brace).

Ma nonostante Maestro Martino e la sua genialità questi poveri ortaggi viola finirono per diventar cibo per gli animali. Parallelamente proseguì il consumo di quelle gialle ma senza grandi entusiasmi. Fino all'avvento dell'ibrido color arancio, che consumiamo ancora ai nostri giorni. Oggi, forse, il riscatto?

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